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Sono un farmacista trentunenne calabrese; vivo ed esercito come titolare di una parafarmacia in un paesello di 5000 anime ai piedi della Sila, assaporando ogni giorno le criticità di una regione difficile, povera, con mille difficoltà, alla quale si aggiunge anche l'ulteriore pena del non potersi lamentare poiché rispetto alla gran parte di giovani conterranei, appartengo a quella elite di giovani che hanno potuto sposarsi, avere un tetto sulla testa e quotidianamente svolgere il proprio lavoro, che tutto sommato è dignitoso e ancora prestigioso, anche se dal punto di vista reddituale non può dirsi lo stesso.
Molto è cambiato nel corso degli ultimi dieci anni nel cosmo “farmaceutico”; di profondi mutamenti ne ho sentito parlare negli anni universitari, ma mai mi sarei immaginato la distruzione di questa professione che oggi non ha alcuna prospettiva, e che ad un occhio critico può sembrare prossima al declino. Per prima cosa manca la redditività, quel “giusto” compenso che un professionista si aspetta, uno dei motivi che spinge molti giovani ad investire in questi studi. E' inutile celarsi dietro demagogiche smentite, per anni si è studiato farmacia per l'alto potenziale economico offerto da chi aveva la fortuna di vincere un concorso o di acquistare una tanto agoniata farmacia, al pari di quanto accadeva in anni passati alle facoltà di medicina, di ingegneria, di architettura; si faceva parte di quelli che una volta erano classificati come professionisti, e che per equazione erano benestanti. Con il tempo questa equazione è diventata sempre meno attuabile, sia per le congetture delle diverse epoche, sia per il crescente numero di laureati che ha finito per spostare il benessere dai professionisti agli artigiani che oggi lavorano a tariffe di 50 Euro l'ora e possono permettersi viaggi e vacanze un tempo riservate alla nostra “elite” ed oggi sono ad appannaggio di chi ha avuto “l'intelligenza” di non studiare e di rimanere fermo sulla spiaggia a vedere noi naviganti pian piano affogare.
Il mio non è pessimismo, è un'analisi critica del mondo d'oggi, di quel mondo profondamente cambiato da quel novembre 1989, quando in nome di un'improbabile umanità più equa, si è prenotato un bonifico di girofondi dall'occidente ricco, all'est povero, che ci ha restituito, dopo alcuni anni una “povertà” condivisa per media matematica.
Nello specifico, la professione di farmacista ha subito negli anni diversi cambiamenti. Mi si racconta delle mutue che elargivano pacchi partorienti e calze a compressione a tutti, al punto che nelle case, in luogo dell'amaro lucano all'ospite si usava offrire il “gratuito” Amaro Medicinale Giuliani o la Citrosodina al posto dell'acqua tonica. Quelli erano i periodi in cui “i farmacisti” si sono fatti i soldi, ed è nato il luogo comune – equazione: farmacista titolare= ricco, che ancora oggi rimane vivo nei pensieri della gente, sia essa non addetta ai lavori, sia essa farmacista o affine.
Quest'estate, al figlio di mio cugino che doveva scegliere il proprio futuro universitario venne consigliato dal medico del paese di prendere farmacia, perchè a suo dire avrebbe iniziato a lavorare subito e con una buona rendita.
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Mi rendo invece conto che questa professione è giunta al capolinea, e sta per essere regalata ai grandi gruppi commerciali, ed alle grandi catene di supermercati. Chi non ricorda il vecchio detto.”tra i due litiganti, il terzo gode”, in questo caso il terzo è rappresentato dagli attori economici di cui sopra, che vogliono ripetere un copione già trito e ritrito per le altre attività commerciali, alimentari in testa, seguiti da negozi di elettronica e di abbigliamento. Nel mio capoluogo di provincia, tra il finire degli anni novanta e i primi del duemila, ogni angolo era possibile trovare un negozio di telefonia, poi in nome di una sempre crescente domanda accompagnata da una guerra al ribasso e da un vento liberalizzatore, questi negozi sono stati progressivamente chiusi al punto che oggi per sostituire una SIM CARD o per una cambio piano bisogna recarsi negli unici quattro punto vendita rimasti a servire non solo una città, ma mezza provincia; la stranezza che questi punto vendita sono affiliati ai gestori di servizi telefonici: TIM, VODAFONE, TRE, WIND.Il telefonino e gli accessori, invece, li si può acquistare tranquillamente in qualche punto vendita a carattere internazionale in qualche centro commerciale. Lo stesso è avvenuto con l'informatica, con il risultato che oggi se mi occorre una stampante, un telefonino o una SIM card devo recarmi in città con ulteriore aggravio di costi e di perdita di tempo. Ovviamente questo non importa a nessuno.il cambiamento è avvenuto, in sordina e tutti ci siamo abituati, dimenticando quanta gente è rimasta per strada magari indebitata perchè aveva creduto nel business dell'informatica e della telefonia ed aveva aperto il proprio punto vendita che chiudendo ha finito per impoverire, non solo economicamente, un paese o un quartiere.
Questo accadrà inesorabilmente per il settore farmacia – parafarmacia. Se non si inverte la rotta le prime chiuderanno in quelle zone disagiate e poco redditizie e le seconde spariranno. Un secondo vento spazzerà i titolari delle farmacie che saranno assorbiti dalle grandi catene e finiranno per lavorare come commessi nella GDO o nei grandi gruppi commerciali farmaceutici che annovereranno nel proprio core business l'universo farmaco. Quindi, ricapitolando, le parafarmacie chiuderanno, ovviamente lasciando nella disperazione e nei debiti chi vi ha lavorato finora, le farmacie rurali idem, rimarranno aperte le farmacie nei centri urbani dove vi lavoreranno gli stessi farmacisti un tempo titolari o dipendenti, che oggi vengono presi a calci nel sedere da quel “terzo” che oggi “gode” della diatriba tra farmacisti titolari di farmacia e titolari di parafarmacia. (verrebbe da dire da farmacisti e parafarmacisti.)…Certamente un bel passo avanti per la nostra professione….da professionisti a commessi! Ovviamente ognuno porta la sua esperienza. Per quasi cinque anni ho gestito la mia attività abbastanza serenamente. Come tutti ho avuto delle difficoltà iniziali, ho commesso qualche errore negli acquisti, ma pian piano avevo inquadrato il mercato. Da aprile di quest'anno, un collega ha avuto la felice idea di aprire un'altra parafarmacia nel mio stesso paese, e le cose sono cambiate. Oggi, inizio ad avere difficoltà nel pagare i fornitori, ed in più questa sua apertura ha leso i rapporti stabilizzati con le due titolari delle farmacie che fino a 6 mesi fa non avevano mai messo in atto comportamenti scorretti, ne in termini personali, ne di mercato. Ovviamente, con questa nuova apertura, con il calo di cassetto registrato da tutti, in una realtà già tesa come una corda di violino, ognuno si è speso in azioni di pseudo marketing per tenersi stretta la propria fetta di clienti e cercare di rubarne altri al concorrente. Purtroppo viviamo in una piccola realtà, dove di fatto c'è una farmacia in più, visto che l'attuale legislazione. Viviamo in una realtà economica depressa, senza Sede Legale: Via Carentino 2 -00166 Roma-
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grossi sbocchi turistici e commerciali, e quindi anche una dozzina di clienti possono fare la differenza nella gestione attenta del punto vendita. Purtroppo a nulla è servito il parziale buon senso del collega di posizionarsi ad una certa distanza; il mercato è come una torta che va ovviamente diviso in fette. Per ora all'ultimo arrivato spetta la fetta più piccola, ma nel futuro? Quello che non si vuole ben comprendere è che il farmaco non è un bene d'impulso; sabato scorso ho acquistato un paio di scarpe perchè passando dinnanzi una vetrina ne ho apprezzato la convenienza e la forma, ma difficilmente avrei fatto lo stesso per un pacco di Aspirina o una confezione di Voltaren. Il farmaco si acquista per necessità e non per convenienza, al massimo lo si prende per conservarlo nell'armadietto farmaceutico di casa, e quindi è logico che l'acquisto simile avverrà alla prossima necessità. Non si riesce a tener conto di altre criticità del nostro mestiere. In farmacia / parafarmacia, vengono messi in rotazione diverse referenze. Basti pensare all'alto numero di integratori alimentari che hanno una vita commerciale brevissima, giusto il passaggio tra un informatore e l'altro, e che in molti casi quelli invenduti finiscono nello scatolone degli scaduti da destinare a termo distruzione. Stessa cosa avviene per il latte prima infanzia, per gli alimenti destinati ad una particolare alimentazione, per la cosmesi, gli articoli di igiene personale e purtroppo anche con i farmaci. In quale altra attività commerciale esistono in media 15 copie di uno stesso articolo? Il perverso è che ognuna di queste copie ha una sua scadenza, e risente del passaggio dell'agente e della sua capacità di sensibilizzare il medico! La redditività della farmacia / parafarmacia risente quindi costantemente di perdite ed erosioni, ed il sistema dovrebbe prevederlo, non di certo per tutelare il titolare, ma per garantire l'esistenza delle stesse. Obiettivamente c'è da registrare un attacco continuo alle farmacie. Non c'è finanziaria o manovra straordinaria che non attacchi gli esercizi farmaceutici. Solo negli ultimi cinque anni si è assistito ad un contino abbassamento del prezzo di rimborso dei farmaci dispensati dal SSN in seguito ad aggiustamento di tiro dei bilanci statali e regionali, (Basti pensare che alcuni farmaci costavano 15,00 euro 5 anni fa e oggi costano poco più di 4), questo è controtendente a qualsiasi logica commerciale e di mercato. In più, in genere le diminuzioni di prezzo avvengono dalla sera alla mattina , con la conseguenza che la farmacia si trova ad avere un magazzino il cui valore oggi è pari ad X e domani è pari ad X-n%. In quale altro settore avviene tutto questo? A quale altra categoria professionale viene addebitato di diritto il contributo di solidarietà per l'Abruzzo? Eppure ci sono state farmacie che hanno elargito in “automatico” diverse migliaia di Euro, e mi pare che quando si è chiesto alla ben più pagata categoria di calciatori di far fronte al contributo di solidarietà, questi per poco non occupavano le autostrade. A quale altra categoria professionale si possono imporre adempimenti burocratici che richiedono l'acquisto di attrezzature o l'impiego di personale idoneo senza elargire alcun contributo spese? Basti pensare a quando la SOGEI ha preteso l'invio dei dati raccolti con il sistema TS dalla ricetta; le farmacie hanno dovuto acquistare scanner, stampanti ed in alcuni casi, computer dedicati, destinare personale a questo adempimento, senza ricevere alcuna sovvenzione. Mi risulta che invece ai Sig.ri Medici, sia stato elargito un lauto contributo per la loro informatizzazione. A quale altra categoria professionale viene imposto di avviare il processo di farmacia dei servizi che prevede la prenotazione di analisi e visite con il sistema CUP. Mi risulta che le ASL paghino del personale da destinare all'ufficio ticket e all'ufficio prenotazione, e le farmacie che lo fanno cosa ricevono? A quale altra categoria professionale viene tolta una fetta di mercato, farmaci PHT, però gli stessi sono costretti a distribuire per conto delle ASL tali articoli ricevendo qualcosa di poco superiore a Sede Legale: Via Carentino 2 -00166 Roma-
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4 Euro a pezzo.4 Euro.Roba che se la dai ad un ragazzino che va a comprarti il giornale ti manda a quel paese. E poi che crudeltà! Io, sistema, ti tolgo una cosa che puoi vendere e con la quale hai un tuo buon guadagno e ti costringo però a distribuirla per mio conto dandoti 4 euro per ogni scatola dispensata ed usando la tua connessione ad internet, la tua stampante, la tua opera professionale.questa mi sembra tortura psicologica. La stessa tortura è quella di non vivere più serenamente il proprio lavoro; sono anni che si sente parlare di fascia C alle parafarmacie, di farmacie non covenzionate, di farmacie libere, ma il mercato attuale, i colleghi delle parafarmacie, sono realmente in grado di gestire tutto questo? Oggi chiunque, il giorno dopo l'abilitazione alla professione può presentare domanda di apertura di un esercizio di vicinato al Comune, ed aprire dopo qualche mese una parafarmacia. Siamo sicuri della sua preparazione oltre che della sua esperienza? Per quale motivo chi ha una certa manualità a cambiare l'olio alla propria macchina non si apre un officina e magari si fa alcuni anni come garzone prima di tirare su la saracinesca della propria autofficina? Noi, solo perchè siamo farmacisti apriamo la nostra bella parafarmacia, con la sola esperienza che il tirocinio ci ha imposto. Qualche anno fa, una collega prossima all'apertura di una parafarmacia, mi chiede alcuni consigli operativi, a conclusione della discussione, quasi a volersi rincuorare, dice: “bhè dai credo che andrà bene anche a me.infondo sono in una zona con tanti vecchi e solo di Aulin e Cardioaspirina che venderò ogni giorno le spese per lo meno sono coperte”. Questa collega non sapeva nemmeno che detti sono farmaci etici e non di automedicazione, eppure da li a qualche mese ha aperto la propria parafarmacia, chiusa, ovviamente, dopo un anno di attività.
Ben vengano, quindi, le capre che esistono in ogni settore, ma come detto questo è un settore particolare, abituato a star bene e ad avere a che fare con gente attenta e con basso rischio di default; purtroppo dopo diverse parafarmacie chiuse, molti grossisti e ditte fornitrici, si guardano bene dal rifornire le altre rimaste aperte, imponendo loro assegni post-datati allo scarico, pagamenti anticipati, crediti anticipati, pagamenti cambializzati, finendo quindi per trascinare nel baratro quei pochi superstiti che ogni giorno affannano per offrire un buon servizio conveniente.
La categoria dei titolari di parafarmacia, invece di risolvere alcune criticità intrinseche, si è persa negli anni in fantomatiche battaglie aventi come obiettivo finale lo spodestare i farmacisti titolari. L'approccio, invece, sarebbe stato intelligente a maturo, se in questi anni che ci separano dal decreto Bersani, ci si fosse battuto per un serio switch dalla fascia C a OTC e SOP di prodotti, oggi di uso comune, e quotidianamente dispensati senza ricetta dalle farmacie: gentalyn beta, novalgina, gaviscon advance, omeprazolo.azzardando anche per alcuni antibiotici ormai di uso comune a base di amoxicillina e simili. Sarebbe stato astuto battersi per la questione ENPAF che abbatte pesantemente la redditività delle parafarmacie: se sono esercizi commerciali è giusto che si versino i contributi all'INPS, (risparmiando quasi 1500,00 Euro l'anno), e al massimo versare il contributo minimo all'ENPAF poiché legato alla iscrizione all'ordine. Sarebbe stato intelligente battersi per dei parametri che disciplinano nuove aperture e distanze tra esercizi, in nome di questa sopravvivenza minima di ognuno, oggi sopraffatta dalla legge del più forte inventata da chi non conosce il concetto di etica e si trincera dietro parole come liberismo commerciale e necessità di rinnovamento; secondo me di libero, oggi, c'è solo la possibilità di indebitarsi e rovinarsi. Ci si doveva battere perchè venga riconosciuta in qualche modo un'anzianità di servizio a chi è titolare di parafarmacia o vi lavora; oggi come oggi, se andassimo a fare un concorso non avremmo punteggio. E' giusto non maturare lo stesso punteggio di chi, a parità di anni, lavora in farmacia, ma non è giusto non Sede Legale: Via Carentino 2 -00166 Roma-
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acquisire nulla. Avremmo dovuto ragionare insieme a grossisti, ditte, banche affichè fossimo meglio trattati, ma nulla di tutto questo è stato messo in campo, si è solo perseguito un orizzonte troppo lontano e difficile da raggiungere, specie in periodi come questi.
Un occhio critico e super partes ha analizzato cosa vorrebbe dire la fascia C in toto alle parafarmacie senza alcuna regolametazione? Innanzitutto non poter vagliare l'effettiva preparazione dei colleghi esercenti in parafarmacia comporterebbe seri rischi per la salute pubblica, (per lo meno per le farmacie c'è un concorso e l'idoneità alla titolarità), poi, la conseguente ridurre della “mangiatoia” dei diversi attori della filiera di vendita potrebbe portare ad azioni scorrette finalizzate alla ripresa/conquista di redditività oltre che al mantenimento della clientela; già oggi, tra farmacie c'è la gara a tenersi stretto il cliente accontentandolo in tutte le sue richieste: farmaci senza ricetta, cambio di prodotto, sconti su articoli a prezzo imposto.immaginiamo che vorrebbe dire in un eldorado in cui anche le parafarmacie sono autorizzate alla vendita della fascia C.anticoncezionali, benzodiazepine, antibiotici dispensati a vagoni pur di rubare clienti al concorrente, visto che questo porterà un notevole calo economico a tutti, e credo che di fronte una cambiale prossima al protesto o dinnanzi la difficoltà di pagare i fornitori, nessuna etica professionale ci farà desistere da concessioni e richieste impossibili da parte dei clienti.
Alle farmacie “tradizionali”, quelle convenzionate, per intenderci, rimarrebbe l'esclusiva della fascia A con tutti gli oneri che ne derivano. E' innegabile che questa rappresenta una buona fetta di mercato, ma è anche vero che viene costantemente erosa, e che in molte regioni del bel paese si registrano ritardi cronici da parte delle ASL che possono superare i 12 mesi. Ovviamente, un calo di cassetto potrebbe indurre i “titolari” a passare a forme indirette di assistenza e richiedere la soluzione immediata del credito, è ovviamente nel loro pieno diritto, e questo porterebbe all'esplosione dell'attuale sistema assistenziale.
Non si deve dimenticare che le farmacie da diversi anni svolgono il difficile compito di “banca” a servizio di Stato e Regioni, sempre più inadempienti; sarebbe etico oltre che giusto preservare parte della redditività in contanti, non prescindendo mai dal fatto che la realtà di vendita è molto eterogenea su tutto il territorio nazionale. In Calabria, non tutte la farmacie/parafarmacie hanno la fortuna di smerciare alta cosmesi e profumeria, di spendersi in servizi a pagamento; questa è una realtà dura dove a volte chiedere 5 Euro per una scatola di cerotti vuol dire attirarsi le ira del cliente. Questa è una regione dove alcuni clienti hanno vergogna a comprare profilattici all'interno della farmacia/parafarmacia, e addirittura al distributore automatico per paura di essere visti. Questa è una realtà dove il cliente ha seria difficoltà a digerire un aumento di prezzo, infatti, non è rado sentirsi dire.”ma lo scorso anno l'ho pagato.”.Lo scorso anno? Anche noi lo scorso anno ci prestavamo i soldi dalle banche ad un certo tasso e oggi ad un altro.! La realtà calabrese è molto sui generis, su questo non ci piove, ma siamo sicuri che altrove sia poi tanto diverso? Certo, se si prende come riferimento Milano, Torino, Roma o anche la stessa Napoli, ovviamente certe criticità non esistono, ma qui da noi si sentono.e una fascia C alle parafarmacie, non regolata finirebbe per distruggerebbe l'intero sistema, inoltre…molti titolari di farmacie rurali potrebbero preferire aprire una parafarmacia in centro città…e abbandonare realtà di 300 abitanti sperdute sul cocuzzolo della montagna dove tra l’altro non si incassa nulla…a farne le spese saranno anziani e gente poco abbiente del posto che ha serie difficoltà di muoversi, e dove anche i servizi sociali sono Sede Legale: Via Carentino 2 -00166 Roma-
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inesistenti…non è fantascienza.è storia attuale.in un paese di 330 anime vicino al mio, la farmacia è stata chiusa per oltre due anni visto che la titolare ha vinto un concorso a nord e ci sono voluti due anni per trovare qualcuno disposto a pagare l’avviamento e accollarsi una gestione provvisoria; la difficoltà era proprio in quanto richiesto di avviamento, in quanto questo “investimento” si sarebbe ripagato in una realtà così depressa. Figuriamoci, quindi, cosa sarebbe successo se viene intaccato anche il “cassetto”.
Ben vengano i concorsi “straordinari” per titolari di par farmacie, per permetterci di crescere di migliorare, che è la prima aspettativa dell’uomo e dell’umanità Purtroppo in tutti i settori, i giovani di oggi sono stati privati di aspettative, sogni e futuro, ma è giusto cercare di migliorarsi.è giusto dare una possibilità a chi ha comunque voluto investire in un’avventura, anche se sbagliata. Il quorum delle farmacie va necessariamente abbassato. In Italia c’è posto per altre 5000 farmacie, ma non si può pensare che le parafarmacie attuali vengano trasformate per decreto. Bisogna istituire concorsi specifici e comunque rispettare severi parametri di distanza e di numero di abitanti perché se non fosse così il sistema imploderebbe nel giro di pochi anni. Il futuro è quindi nelle nuove aperture. Si può pure pensare alle attuali parafarmacie trasformate in altri punti salute dove si dispensano cosmetica, ortopedici, sanitari senza farmacista, giusto per allargare il mercato e rispettare gli impegni che i titolari di parafarmacia hanno attualmente nei confronti di locatori, banche, fornitori, anche se questi diverranno titolari di farmacia.
Con l’istituzione di un concorso straordinario si colmerebbe anche il gap di tutti quei titolari di parafarmacia senza anzianità di servizio riconosciuta. Ovviamente, vanno inclusi in questi concorsi i farmacisti oggi titolari di realtà rurali. Sarebbe appunto auspicabile che i titolari di farmacie rurali avessero la possibilità di crescere e ricevere la titolarità di farmacie “maggiori”, e i titolari di parafarmacia divenire titolari di farmacie rurali. Questo permetterebbe un corretto turnover e di mettere fine a questa continua sequela di proclami e “minacce”.
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Source: http://www.msfi.it/documenti/varie_lettera_titolare_parafarmacia.pdf

Girl scouts health history and medical examination form for adults

Girl Scouts of Northern Illinois Health History Form for Adults Health History: The more complete information you provide, the better we are able to work with you to ensure you receive the care you need. Please type or write clearly and legibly. Name of Adult: (Last, First, Middle Initial) Date of Birth: (XX/XX/XXXX) Address: Spouse (if applicable): Alterna

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